27 Apr “L’amore sempre esiste”
Forse ad alcuni di voi sembrerà strano parlare di morte in un blog di libri per bambini. In questo periodo storico che stiamo vivendo i bambini ne sentono parlare spesso: da noi adulti, dai media, e magari alcuni, hanno perso persone care, a loro vicine.
Ci spaventano sempre le domande sulla morte che ci fanno i bambini, con questo articolo quindi oltre parlare di libri sull’argomento, voglio darvi qualche suggerimento.
Si pensa solitamente alla parola morte, come qualcosa che vada nascosta, della quale non si debba parlare, una sorta di tabù, che può spaventare il bambino. Non è così.
Per parlare di morte bisogna usare parole semplici, accogliere e raccogliere le domande dei bambini, e si può imparare nella malattia e nella morte a prendersi cura di qualcuno.
Fino ai tre anni, i bambini sono molto piccoli, e non sanno cosa sia la morte, ma percepiscono esattamente il clima intorno a loro, e capiscono le nostre emozioni.
Non conoscono la morte, ma conoscono l’assenza.
Il sentimento che provano, ed è più forte di tutti, è la paura dell’abbandono.
Gli adulti quindi, devono usare termini “delicati” per parlarne, ma descrivere nel modo più concreto possibile quello che succede. Non utilizzare eufemismi come ad esempio: è in cielo ( il bambino potrebbe rispondere: allora andiamo a riprenderlo, il cielo per loro è un luogo fisico e non spirituale ), dorme ( penserà che il sonno e l’addormentamento possono portare alla morte, ed ecco che può andare incontro a disturbi legati al sonno e paure connesse), Dio l’ha voluto con lui perché era molto bravo e gentile ( penserà che se lui, i suoi amici, la sua famiglia saranno buoni e gentili se li prenderà Dio ), tutte queste risposte non faranno altro che creare confusione.
Non ci nascondiamo davanti a loro, non nascondiamo il nostro dolore, ma spieghiamolo.
L’eufemismo di utilizzare il cielo come luogo nel quale vanno le persone care morte è il più utilizzato, proviamo invece a dire a un bambino: “A me piace pensare che sia in cielo, e tu invece dove pensi che sia?”, i bambini ci daranno risposte diverse, legate a un ricordo che hanno della persona cara.
Un libro molto carino per questa fascia d’età si intitola: “Lacrime che volano via”, e racconta di un bebè che piange disperato, e uno strano animale che si avvicina a lui, raccoglie e accoglie le sue lacrime, mettendole dentro un fagotto. Successivamente spiega al bebè e ad altri animali che le lacrime prima vanno cullate, poi bisogna fare il solletico, dare i bacini, bisogna farle saltare, ballare, finchè non saranno così leggere da poter volare da sole. Mentre si sfoglieranno le pagine si vedrà che il bebè cambia le sue espressioni, facendosi consolare dalla figura di riferimento.
Le lacrime perciò vanno accolte, cullate e abbracciate per dare attenzione al bambino triste, solo cosi poi passeranno e voleranno via. I bambini perciò sanno mobilitare le forze interiori per affrontare le situazioni che causano stress e paura.
Un altro libro molto carino si intitola: “Ti voglio bene anche se…”, che aiuta ad affrontare con i propri figli il tema della morte, con molta delicatezza. L’autore racconta la vita, la morte, la solitudine, la paura dell’abbandono, attraverso l’uso delle rime, che sembrano quasi cantilene. I personaggi del libro sono due: Mini, un cucciolo di volpe, e la sua mamma che si chiama Maxi. La piccola volpe è un cucciolo un po’ capriccioso e prepotente che crede di non essere amato da nessuno. La mamma, spiega che lei lo amerà sempre, anche quando un giorno “finirà lei”.
“Mamma, dice Mini, e se finisco io? E se finisci tu? Allora anche l’amore non ci sarà più!” La mamma abbraccia il suo piccolo e dice:” L’amore sempre esiste.”
Libri: “Lacrime che volano via” Sabrine De Greef
Edizione: Babalibri
“Ti voglio bene anche se…” di Debi Gliori
Edizione: Mondadori
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